“Donna viene licenziata dopo aver insegnato all’AI le sue competenze di 25 anni di lavoro”

I Titoli Assurdi dei giornali (ma perchè?)

 

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NEWS AI

I media terrorizzano con l’AI

“Kathryn Sullivan, ex impiegata della Commonwealth Bank of Australia con 25 anni di servizio, è stata recentemente licenziata dopo aver contribuito alla formazione del chatbot che l’ha sostituita. Il suo ultimo incarico, consistito nello scrivere e testare risposte per l’assistente virtuale ‘Bumblebee AI’, si è rivelato essere il passaggio finale verso la sua stessa rimozione.”
cit. theregister.com

fonti:
https://www.key4biz.it/banca-australiana-licenzia-una-dipendente-di-65-anni-e-la-sostituisce-con-unai-da-lei-stessa-addestrata/545156/

https://www.theregister.com/2025/09/08/ai_impact_it_departments/

IL FATTO QUOTIDIANO

“Chi lavora al computer è spacciato e sarà sostituito dall’AI. È solo questione di tempo”

Non è il BOT che ti licenzia, è l’Azienda

Ogni tanto leggiamo di qualcuno “sostituito dall’AI”. Fa scena, sembra la trama di Black Mirror. Ma la realtà è meno fantascientifica: non è il BOT che firma la lettera di licenziamento, è sempre un dirigente in carne e ossa.

Un’AI non sostituisce una persona: prende in carico compiti ripetitivi, quelli che non richiedono creatività o pensiero critico. Se davvero un BOT riesce a fare il tuo lavoro dall’inizio alla fine, la verità è scomoda: il tuo lavoro non aveva valore distintivo.

Il punto non è che l’AI ci ruba il posto. Il punto è che alcune aziende riducono le persone a task standardizzati. E se ti fa fuori un BOT, la domanda non è “quanto è brava l’AI?”, ma “quanto mi hanno reso inutile?”.

L’AI non è un clone dell’uomo

Per quanto possa sembrare intelligente, un sistema di AI non “sostituisce” una persona. Al massimo prende in carico processi ripetitivi, standardizzati, quelli che un tempo erano la gavetta dei junior o il riempitivo delle giornate in ufficio.
Se davvero un BOT riesce a replicare il tuo lavoro da cima a fondo… allora il problema non è l’AI. Il problema è che il tuo lavoro era progettato per non richiedere competenze distintive.

Potenziamento, non rimpiazzo

L’uso intelligente dell’AI è un altro: potenziare chi lavora. Far sì che chi ha esperienza, visione e capacità decisionale possa concentrarsi su attività a valore, lasciando al software il lavoro sporco, ripetitivo e noioso. In questo scenario, la persona diventa più forte, non superflua.

La vera domanda

Quando sentiamo dire “l’AI mi ha sostituito”, bisognerebbe chiedersi:
È stata davvero l’AI a sostituirmi?
O ero incastrato in un ruolo così poco qualificato che un BOT, con due righe di prompt, poteva fare lo stesso?
La differenza è sottile ma cruciale.

Conclusione

L’intelligenza artificiale non è il boia dell’umanità lavorativa. È uno strumento. A decidere come usarlo sono sempre le aziende. Se il BOT ti prende il posto, non è perché sia più “intelligente” di te, ma perché qualcuno, in alto, ha deciso che il tuo valore era ridotto a una serie di task che una macchina può replicare.

Chi lavora seriamente con l’AI sa bene che non esiste magia.

Esiste solo competenza, senso critico e progettualità.

Ed è proprio su questi tre pilastri che vogliamo costruire il futuro con i nostri clienti.

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